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Wolfenstein: Youngblood

Wolfenstein: Youngblood

Brutali, sfacciate e desiderose di ammazzare nazisti: le degne eredi di papà Blazkowicz sono le protagoniste di questo divertente gioco co-op firmato Machine Games e Arkane Studios.

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La brutalità ce l'hanno nel sangue. Dopo tutto, sono figlie di quel "certo" B.J. Blazkowicz che viene ricordato dai più per essere colui che ha ucciso Adolf Hitler. Aggiungeteci il fatto che sono due adolescenti, per natura imprevedibili e assolutamente fuori controllo, che, trasgredendo agli ordini materni (la buona vecchia Anya Oliwa), decidono di imbarcarsi in una delle missioni più importanti della loro giovane vita: riportare a casa il padre, di cui si sono perse le tracce a Parigi. Tanto diverse, quanto inseparabili, le due gemelle Soph e Jess - la coppia di protagoniste del nuovo Wolfenstein: Youngblood, spin-off della serie riportata in auge nel 2014 da Machine Games in collaborazione con Arkane Studios (gli sviluppatori di Dishonored, per capirci) - ci hanno intrattenuto per molte ore in questa reinterpretazione cooperativa della formula classica del franchise, mostrando i nuovi possibili orizzonti che la quasi trentennale saga shooter può perseguire. E se è vero, come diceva un vecchio spot TV che "Two is megl' che one", Wolfenstein: Youngblood ne è senza dubbio un'importante conferma. Ma scopriamo perché.

Youngblood è ambientato a circa vent'anni di distanza dagli eventi raccontati in Wolfenstein II: The New Colossus, in una linea temporale ucronica, in cui la Seconda Guerra Mondiale è stata vinta dalla Germania nazista. Il gioco si apre con una lunga sequenza in cui vediamo la famiglia Blazkowicz impegnata nella loro vita ordinaria....o quasi. Già perché 'BJ' e Anya insegnano alle loro figlie a cacciare e a combattere, come in un vero campo di addestramento, dove la resistenza fisica fa la differenza tra la vita e la morte, soprattutto quando un nemico ti sorprende alle spalle all'improvviso. Sin dalle prime battute è palpabile il solido rapporto che intercorre tra le due sorelle, la complicità che rende vivo il loro legame, quell'invisibile filo rosso che le unisce e che, non appena si entra nel vivo del gioco, diventa di vitale importanza. E non abbiamo usato l'aggettivo "vitale" a caso.

Wolfenstein: Youngblood
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Dagli Stati Uniti ci spostiamo a Parigi in cerca di pà, o più correttamente, su un dirigibile nazista in cui si inizia a prendere dimestichezza con le varie meccaniche del gioco. La prima missione sintetizza alla perfezione quella che è la natura stessa di Youngblood, dove le diverse abilità delle due sorelle e il differente tipo di approccio con cui il giocatore decide di lanciarsi sul campo interpretando una delle due (possiamo scegliere tra Soph e Jess all'inizio, prediligendo la modalità di gioco a noi più congeniale tra stealth e attacco) rappresentano la carta vincente per avere la meglio sulla "feccia" nazista. Come dicevamo, il rapporto tra le due sorelle Blazkowicz diventa importante anche in termini di gioco effettivo: Jess e Soph, infatti, condividono le loro vite e, nel caso in cui una delle due è a terra, chiamerà in soccorso la gemella per evitare di perdere un cuore vita. Quando una delle due è ferita, c'è un piccolo lasso temporale entro il quale è possibile raggiungere la sorella e permetterle di rialzarsi, una dinamica che - soprattutto quando si gioca online - aumenta il ritmo in modo esponenziale.

Oltre alle vite condivise, le due sorelle hanno la possibilità di ricaricare la salute o lo scudo l'una dell'altra per un periodo limitato attraverso una funzione "incoraggiamento" - che è possibile attivare dal D-Pad del DualShock di PlayStation 4, la versione da noi giocata, premendo il pulsante in alto - e che fornisce un buff temporaneo a cui è possibile accedere dopo che l'apposito meter si è caricato. Anche in questo caso, la complicità tra Jess e Soph è fondamentale e monitorare costantemente il comportamento dell'altra gemella, soprattutto osservando i suoi spostamenti sulla mini-mappa posta in alto a destra dello schermo, diventa parte integrante dell'esperienza. Perché è esattamente questo ciò che distingue Youngblood rispetto ai precedenti titoli della serie Wolfenstein: l'attenzione totale alla componente cooperativa. Certo, se siete lupi solitari e preferite gustarvi la vostra partita offline e giocare con l'IA l'intero titolo, avrete comunque a disposizione questa opzione; ma, a nostro parere, vi perdete più della metà del divertimento che Wolfenstein: Youngblood porta con sé.

Poco prima abbiamo accennato al fatto che le due gemelline hanno abilità e un buon arsenale da cui attingere quando andiamo a fare una carneficina di nazisti, ma gli alberi delle abilità che caratterizzano Soph e Jess sono esattamente identici. Sta infatti al giocatore decidere quale percorso intraprendere e in quale misura, ma - a conti fatti - usare una o l'altra sorella è assolutamente indifferente. In realtà, Machine Games e Arkane sono piuttosto chiari sin dalle prime battute del gioco, evidenziando l'intercambiabilità dei due personaggi già al momento della selezione del nostro avatar, e il fatto che tutto dipende dal modo in cui il giocatore decide di approcciarsi all'esperienza. Dobbiamo ammettere che a noi è andata molto bene, soprattutto quando abbiamo giocato online, perché ci siamo sempre affiancati a giocatori che avevano uno stile di gameplay diverso dal nostro, offrendo una ricetta letale per i nostri sbruffoni nemici nazisti.

Gli alberi delle abilità sono suddivisi in tre diverse categorie, ossia Mente, Corpo e Potenza: il primo permette al personaggio di effettuare potenziamenti sulla salute, sulla gestione e portata massima delle munizioni e sulle abilità di schivata. Corpo, invece, offre migliorie per la tua tuta robotica, la tua capacità di usare armi pesanti, la tua abilità di usare munizioni speciali e ti dà la possibilità di contrastare i nemici più forti. Infine, Potenza permette di migliora le tue abilità speciali. Per poter effettuare aggiornamenti è necessario salire di livello e ottenere dei punti esperienza, ma fortunatamente non è un percorso particolarmente complesso. Salire di livello ti permette anche di affrontare in modo più agevole le missioni principali, dove ti imbatterai nei nemici più ostici, e il modo migliore per riuscire ad acquisire punti XP è dedicarsi alle missioni secondarie.

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Sotto certi aspetti è proprio nelle missioni laterali che risiede la parte più divertente del gioco, anche perché permette non solo di dare un contesto più interessante e approfondito di quanto sta accadendo in questa Parigi ucronica anni Ottanta intrappolata nella morsa nazista, ma anche di imbattersi in divertenti Easter Egg e citazioni che rendono il mondo di gioco ancora più vivo e pulsante. Non appena avremo accesso anche ad armi più potenti (le varie Laserkraftwerk, Elektrokraftwerk e Dieselkfratwerk, che troverete nelle Torri Brother nella missione principale - puro piacere tra le mani!), avremo la possibilità di aprire anche alcuni passaggi e varchi inizialmente inaccessibili in aree della mappa già esplorate, quindi preparatevi a fare molto backtracking - anche se la ricompensa è sempre molto soddisfacente, fidatevi di noi.

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Fino ad ora abbiamo parlato di tutto ciò che è, in un certo senso, sempre stato "accessorio" (se non addirittura assente) in una iterazione più canonica della serie Wolfenstein, il tutto probabilmente dovuto anche alla presenza nello sviluppo di Arkane Studios, di cui molto spesso si sente la forte influenza esercitata sul titolo, soprattutto in termini di level design; ma parlando di Wolfenstein in senso stretto, cosa rimane? Se per caso nutrivate dei dubbi profondi nei confronti di questa nuova direzione intrapresa dallo spin-off, potete dormire sogni tranquilli: Wolfenstein: Youngblood trasuda Blazkowicz da tutti i pori. Il gunplay del gioco è perfetto sotto ogni aspetto, è soddisfacente, è energico e, soprattutto nelle sezioni più concitate, offre un feedback eccellente nel feeling delle armi. Abbiamo amato ogni secondo di questa nuova strage nazista dal sapore anni Ottanta, perché - nonostante le evidenti differenze rispetto alla serie principale - i capisaldi del franchise sono rimasti intatti, un aspetto che abbiamo apprezzato tantissimo.

Da un punto di vista tecnico, l'esperienza si è rivelata nel complesso molto accurata e fluida sotto tutti i punti di vista. Come dicevamo in apertura, abbiamo giocato alla versione PlayStation 4 Pro, quindi abbiamo potuto goderci al massimo tutto il potenziale che il comparto tecnico del gioco è in grado di offrire: dall'illuminazione, agli effetti particellari, passando per le ombre e le esplosioni, tutto nel gioco funziona alla perfezione, offrendo un'immersione totale nel gioco. L'unico bug che abbiamo riscontrato - e ci preme segnalarlo, perché è accaduto più di una volta - è stato nella sezione dei sotterranei di Little Berlin, al momento di usare la torcia. Praticamente nell'80% delle volte in cui ci siamo ritrovati ad usare la torcia in quei meandri bui, il comparto audio è completamente impazzito, rendendo molto difficile (quanto meno per il fastidio causato da un suono irregolare e altalenante) avanzare in quella sezione. Da parte nostra, speriamo che Machine Games si accorga di questo difetto, magari segnalato anche da altri utenti, e provveda a sistemarlo.

Le degne eredi di papà Blazkowicz sono le protagoniste di un'avventura cooperativa brillante e dannatamente divertente. È inutile girarci troppo attorno: Wolfenstein: Youngblood è davvero un buon gioco, soprattutto se gustato in compagnia di un amico. Sebbene in termini narrativi più puri non offre un'esperienza memorabile pari ai suoi predecessori, questo nuovo taglio imposto alla formula funziona ed è efficace, soprattutto grazie a questo duo esplosivo di adolescenti dalla lingua tagliente, che ci hanno strappato una risata in ben più di un'occasione. Solido da un punto di vista del gameplay e del comparto tecnico, Wolfenstein: Youngblood si è rivelata una piacevole sorpresa, un'aggiunta interessante ad una saga che è oramai leggenda.

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08 Gamereactor Italia
8 / 10
+
Combattimenti brutali; Gunplay divertente e soddisfacente; Buon level design; Missioni secondarie piacevoli; La modalità cooperativa funziona alla grande; Soph e Jess sono uno spasso.
-
Campagna principale risicata; Comparto narrativo un po' troppo semplice e lineare; Alcuni problemi sul comparto audio. Peccato la mancanza della coop locale.
overall score
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RECENSIONE. Scritto da Fabrizia Malgieri

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