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Saints Row: The Third

Saints Row: The Third

Gang di strada, rapine in banca e vibratori giganti. Saints Row: The Third ancora una volta combina violenza e comicità, il tutto con una svolta a dir poco cinematografica.

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Ci sono solo due cose in questo mondo che riescono a colpire emotivamente in modo così veloce, combinando empatia con indecenza in modo così divertente. La prima è Jackass. La seconda è Saints Row.

La figura sullo schermo di fronte a noi assomiglia poco a Johnny Knoxville, piuttosto sembra un surrogato di tutti i personaggi maschili dei film a cui avremmo voluto dare un pugno in faccia. Un personaggio carismatico, più di quanto un ufficio marketing potrebbe sperare. E così la faccia perfetta per una gang di strada si sposta fuori dal ghetto per lanciarsi in un'operazione di branding.

E con il branding arriva il marketing senza fine: un adattamento cinematografico. È qui che il nostro attore inizia a pavoneggiarsi, e il suo ego smisurato entra in scena, consentendo ai nostri occhi, per il momento, di vedere i Saints sotto un'altra luce: armati di pistola, ma idolatrati come una rock star da tutti.

Il nostro ragazzo è anche un coglione. Così, quando si ritrova coinvolto in una vera rapina in banca, come quella che conclude la nostra presentazione di Saints Row, fa quello che nessuna star del cinema farebbe: dà fuori di matto e se ne esce dalla situazione il più velocemente possibile.

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Saints Row: The Third

Ma stiamo correndo troppo. Abbiamo saltato la follia, la personalizzazione, la commedia oscena che rappresenta il cuore di Saints Row e la sua anima. Per ora parliamo delle cose divertenti. Perché Saints Row è davvero molto piacevole, in questo suo modo eccessivamente violento, alla Joe Pesci.

Questo è il tema della parte iniziale della presentazione, mentre veniamo guidati in una piccola sezione di Stillwater (più piccola in termini di dimensioni geografiche rispetto al secondo gioco, ci è stato detto, ma fa impallidire il suo predecessore in termini di densità) che è stata progettato appositamente per questa giornata di test. Si tratta di un lungo tour sui danni collaterali, sui costi delle cure mediche e, sì, sulle risate. Quel genere di risate per cui ci si nasconde dietro ai taccuini, con le mani a coprire il volto mentre che qualcuno sta prendendo a schiaffi un'altro con un vibratore gigante di gomma (altrimenti deto "Big Purple Dildo Bat"). Una cosa che non dovrebbe essere così divertente per le persone di età superiore ai tredici anni. Ma, per la cronaca, lo è.

Queste cose ci vengono mostrate perché Volition ci vuole guidare attraverso il sistema di combattimento corpo a corpo, che è stato massicciamente rivisto per il terzo capitolo della serie. Gli attacchi sono confezionati in una cut scene molto breve, con un'inquadratura tanto vicina quanto potente. I pugni nelle palle funzionano ugualmente bene, sebbene risultino più dolorosi per i maschi, e ci si schianta a terra imitando un match di wrestling. Se si vuole diventare davvero violenti, è possibile chiamare in causa l'Apoca-Fist, un guanto di grandi dimensioni che trasforma le persone colpite in tranci di carne esplosiva.

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Lo sviluppatore ha mantenuto alcune caratteristiche del precedente motore di gioco per la sua ultima creazione, creando una realtà che è più vicina a GTA che a Crackdown. Ma nessuno di questi due giochi aveva un camion con cannone che permettesse di sparare dei malcapitati su cartelli stradali, muri, o, nel caso della demo, tra due ciminiere di una fabbrica locale. Mentre non c'è nessuna indicazione sullo schermo, si può quasi sentire il tipico suono che si sente quando si sblocca un obiettivo con la propria Xbox 360 o Playstation 3.

Non vi basta il camion-cannone? Che ne dite di un'auto con un lanciafiamme di tre metri attaccato al cofano (non omologato dalla motorizzazione, ma sicuramente approvato da Johnny Gat). No? Allora un caccia dotato di laser alla X-Men...

Tutti e tre sono parcheggiate fianco a fianco ai fini della demo, e ci danno una chiara indicazione di come lo sviluppatore stia pensando alle missioni facoltative basate sulla semplice equazione "caos + distruzione di massa = un mucchio di divertimento ". Oh, abbiamo dimenticato il carro armato, che viene utilizzato nella demo di una missione del genere.

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Tra lancio di missili e il metallo scricchiolante causato dal carro armato mentre passa indisturbato sopra le auto in strada, ci informano che la deformazione dei veicoli è stata completamente riprogrammata. Per inciso, lo sviluppatore ci dice che le auto sono state modificate per fare assomigliare il gioco a un racer arcade. Quale? Beh, il gioco sembra più Burnout di Burnout, a tratti. Come possiamo rubare una macchina? Semplice. Un pulsante e sfonda il finestrino con un calcio, infilandosi al posto di guida. Come in Liberty City.

Il gameplay come sempre è sconvolgente, ed è interessante notare come l'architettura della città sia a servizio del gameplay, piuttosto che il contrario.

Ma nonostante tutte le side-quest opzionali che hanno reso Saints Row 2 uno spasso, vi è una trama centrale, e questi elementi di gioco danno al gioco una sua sostanza che si affianca al suo stile irriverente, quel genere di caratteristica che costituisce i blockbuster estivi.

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Quella che chiude la demo è la rapina banca che Josh Burke, star dei film di Sants, decide di abbandonare nel bel mezzo dell'operazione.

A tutti ricorderà la fuga dal tribunale che ha aperto il secondo gioco, mentre Johnny Gat e il suo team (con addosso maschere giganti Johnny Gat, approvate da Johnny Gat per chissà quale motivo) si fanno strada a suon di pistolettate attraversi il caveau. Non c'è nessun sistema di copertura, Volition consapevolmente ha voluto tenere i combattimenti molto aggressivi, anche se vediamo punti in cui si rapiscono i civili per utilizzarli come scudi umani. Notiamo inoltre che in alto a destra sullo schermo si mostrano gli effettivi membri della squadra, il che significa che avremo ancora degli NPC di copertura, e veniamo informati del fatto che la modalità cooperativa drop-in/drop-out farà il suo ritorno.

La sequenza è molto cinematografica, e culmina con una sezione su binari mentre si viene issati in cielo da un elicottero. Mentre si abbattono elicotteri della polizia e guardie armate sul tetto, vediamo le pareti della banca che si demoliscono nello scontro a fuoco. Dopo poco tempo, la corsa si interrompe e ci si tuffa nelle strade, mentre ci si trascina all'interno di un edificio passando dalla finestra per poi trovarsi di fronte a un esercito di poliziotti armati. Boom. Fine della missione.

Che altro possiamo dirvi? Oh, sì, ancora una volta la personalizzazione costituisce una parte importante di Saints Row: The Third. Ricordiamo ancora Running Amok pochi anni fa, vestito come un pagliaccio grasso con un casco da palombaro e una katana in una mano. Il terzo gioco della serie cerca di continuare questa tradizione bizzarra.

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Se non vi piace il look hollywoodiano del protagonista, potrete recarvi in un negozio dove personalizzare il personaggio e ottenere un makeover. Fortunatamente tutti i negozi di Stillwater e Stillport (la città in cui si finisce in seguito) terranno gli stessi set di costumi sbloccati, e pertanto non sarà necessario ricominciare da capo una volta giunti nella nuova città. La personalizzazione si estende ai veicoli, che possono essere ricolorati e customizzati a proprio piacimenti. Molti giochi offrono servizi simili, ma Saints Row è l'unica serie in cui si desidera utilizzarli.

La guerra fra bande costituisce ancora una grande parte del gioco dato che viene richiesto di ripulire le strade dalle bande rivali e rivendicarle come proprie. La modalità "a ruota libera" è stata mostrata nella demo, dove abbiamo dovuto minare dei marciapiedi facendo saltare in aria i pedoni.

Pensateci, un tempo la possibilità di distruggere una città faceva parte della gerarchia dei sandbox in termini di gameplay. Vi è una minaccia più grande sottoforma di organizzazione criminale denominata The Syndicate, ma probabilmente si faranno più sentire nella trama principale del gioco. La guerra tra bande costituisce una sorta di sottofondo a tutti i problemi più grossi.

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Mentre diventare famosi potrebbe non risultare tanto eccitante quanto ripulire le strade della città, è una svolta piacevole per un franchise che solo ora sta trovando delle basi solide in un genere che poco a poco sta perdendo la direzione. Saints Row 2 da missione a missione si è rivelato più divertente e memorabile di Grand Theft Auto IV. Nel terzo, abbiamo un titolo che ha qualcosa da dire, ma non cerca di andare oltre al pubblico a cui si rivolge. Il divertimento è integrato nel suo DNA, nel suo midollo osseo. Che si tratti di satira, cultura, slapstick comedy, oscenità o violenza, il divertimento è pur sempre divertimento.

E come nell'ultimo gioco, è possibile ignorare la comicità in favore di un potente cocktail di diversi gameplay. Non è sofisticato come altri esempi del genere, che cercano di andare oltre ai confini del videogioco. Ma Saints Row non l'ha mai preteso. Il gioco vuole solo farci divertire, provocarci la voglia di fare festa. E sarebbe stupido rinunciarvi. Anche se i bicchieri sono viola e sospettosamente a forma di vibratore.

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