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Pokémon: Detective Pikachu

Pokémon: Detective Pikachu

La star dei Pokémon diventa anche l'unico e solo fulcro emozionale di una storia piuttosto lineare e banale.

Dopo la misteriosa scomparsa del padre, noto detective, il giovane Tim Goodman (Justice Smith) raggiunge Ryme City, una città in cui umani e Pokémon convivono in totale sintonia e simbiosi, per condurre delle indagini. Al suo fianco, il simpatico e chiacchierone Detective Pikachu, intenzionato a risolvere il caso e scoprire per quale motivo il padre di Tim, suo partner in affari, è rimasto coinvolto in un tragico incidente.

Una mania, nata sul finire degli anni Novanta, che nessuno (probabilmente neanche i suoi creatori) si sarebbe mai aspettato. I Pokémon - nati dall'intuizione straordinaria di Satoshi Tajiri, che ha trasformato la sua passione per il collezionismo di insetti in un franchise che resiste dopo oltre 20 anni - debuttano per la prima volta sul grande schermo con una pellicola live action con Pokémon: Detective Pikachu, dopo una serie sconfinata di film d'animazione. Adattamento cinematografico dell'omonimo titolo per Nintendo 3DS pubblicato in tutto il mondo lo scorso anno, il nuovo film diretto da Rob Letterman è un prodotto transgenerazionale, capace di comunicare non solo con il pubblico dei giovanissimi - a cui la pellicola, ingannevolmente, sembra rivolta - ma anche con le fila sterminate di appassionati più adulti, che magari sono cresciuti giocando a Pokémon Rosso e Blu sul finire del millennio scorso e che riescono a rintracciare i diversi sottotesti e rimandi che Pokémon: Detective Pikachu nasconde.

Già, perché esattamente come il gioco a cui si ispira, il primo film live action dedicato ai Pokémon assume i contorni di una detective story non solo per la trama che racconta (anche un po' "facilona", se vogliamo), ma principalmente per i numerosi Easter Egg e citazioni che contiene al suo interno, in quanto invita gli spettatori ad aguzzare continuamente la vista. E forse è proprio questo uno dei grandi pregi di Detective Pikachu, la sua spasmodica attenzione al dettaglio, al particolare, che permette al fan/giocatore di partecipare attivamente all'indagine condotta dal giovane protagonista, Tim Goodman, e il peloso roditore parlante Pikachu. In questa vera e propria partita in tempo reale, si affiancano altri due personaggi, l'aspirante giornalista d'assalto Lucy Stevens (Kathryn Newton) e un divertente Psyduck, che offrono la loro spalla (del secondo, soprattutto comica ed esilarante) per provare a risolvere il caso, nel tentativo di portare un po' di dinamismo in un prodotto che, il più delle volte, stenta a decollare. Ma su questo aspetto torniamo tra un attimo.

Pokémon: Detective Pikachu

Ciò che affascina di Pokémon: Detective Pikachu è, ancor prima del suo loquace protagonista titolare, la sua straordinaria ambientazione, Ryme City. Con atmosfere al neon che rimandano alla mente la Los Angeles distopica di Blade Runner, questo piccolo angolo di mondo fittizio rappresenta la realizzazione di un sogno per i tanti appassionati di pocket monster: una città immaginaria dove umani e Pokémon vivono in armonia, dove questi ultimi non vengono catturati e racchiusi in sfere Poké, ma sono liberi di scorrazzare al fianco dei loro amici in carne e ossa, e magari contribuire alla comunità con i loro straordinari poteri. Ma la vera star dello show è solo lui, il Pikachu parlante e gran bevitore di caffè (in originale doppiato da Ryan Reynolds), che con la sua lingua tagliente e il suo spirito tiene insieme le fila di una narrazione, per certi versi, un po' debole.

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Anzi, potremmo addirittura dire che a sorreggere l'impianto dell'intero film siano proprio gli stessi Pokémon, dai già citati Pikachu e Psyduck (date una medaglia a questo Pokémon, per favore!) passando per i tenerissimi Bulbasaur, in quanto il comparto "umano" del cast non offre performance altrettanto brillanti e divertenti. È il piccolo roditore elettrico ad essere il solo e unico motore del film, a regalare al pubblico i momenti migliori di una trama di per sé molto banale - che tocca con estrema insipidezza temi come l'ambiente, il rapporto padre/figlio, la manipolazione genetica, e molto altro - ma che riesce a funzionare nei suoi 104 minuti grazie al brio e alla leggerezza che il divertente pocket monster è in grado di trasmettere. Nonostante i dialoghi tra Tim e Pikachu riescono a strappare qualche risata, molto spesso risultano un po' forzati e lo stesso Justice Smith appare quasi come una marionetta nella mani del Pikachu, quasi sottomesso alla grandezza dell'icona del celebre franchise videoludico.

Pokémon: Detective PikachuPokémon: Detective PikachuPokémon: Detective Pikachu

Tuttavia, il grande problema di Pokémon: Detective Pikachu è un altro, e risiede nella sua dualità, nel fatto che non sia chiaro fino alla fine quale sia l'effettivo target a cui la pellicola voglia rivolgersi. Confezionato essenzialmente come un film per bambini - con una trama eccessivamente lineare, che punta tutto sui buoni sentimenti e un lieto fine abbastanza telefonato - e dunque molto fuori target per chi scrive, non bastano alcuni ammiccamenti al passato o citazioni ad altri film anni Ottanta-Novanta (tra i più evidenti, "I Gremlins" di Joe Dante) a trasformarlo in un prodotto transgenerazionale. È proprio questo desiderio di accontentare tutti che, in un modo o nell'altro, si ritorce contro gli intenti della pellicola, rendendolo un prodotto senz'anima. C'è chi ha provato a paragonare Pokémon: Detective Pikachu a Chi ha incastrato Roger Rabbit? (1988) di Robert Zemeckis, ma in quel caso, l'operazione condotta era molto diversa: era essenzialmente un film per adulti, che giocava con il fascino della tecnica mista, ma senza mai chiamare in causa il pubblico dei giovanissimi. Se avete anche un vago ricordo del film di Zemeckis, alcune sequenze erano davvero da brividi, e dunque il paragone non calza molto.

È esattamente questa natura mista dell'opera, questa volontà di inseguire fin troppi pubblici, a snaturare un po' quello che poteva essere un film più convincente di quello che, di fatto, è. Con questo non intendiamo dire che Pokémon: Detective Pikachu sia un'operazione malriuscita, tutt'altro; ha il grande merito di essere un prodotto coerente e fedele con l'opera originale, un aspetto che, da un'ottica di appassionati di videogiochi, è fondamentale e imprescindibile. Se si pensa ad altri adattamenti per il grande schermo ispirati a videogiochi altrettanto famosi, c'è da mettersi le mani nei capelli, e nel caso della pellicola di Rob Letterman, abbiamo tirato un sospiro di sollievo. Ci aspettavamo, forse, un film che osasse un po' di più, e questo non vuol dire affidare il doppiaggio (originale) all'irriverente Reynolds dopo la sua ottima perfomance nei due film di Deadpool (in cui ha dato prova di avere una vena comica brillante). In altre parole, un prodotto che prendesse le distanze dal pubblico più giovane (già inseguito a sufficienza nei tanti film d'animazione usciti nei 20 anni di esistenza del franchise) e cercasse di intercettare, magari, quel pubblico che ha assistito alla nascita di questo fenomeno, sfruttando l'occasione di uno spin-off videoludico che a sua volta è ben lontano dagli intenti originali del brand Pokémon.

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Al netto delle critiche, Pokémon: Detective Pikachu è una pellicola che è comunque in grado di intrattenere, soprattutto grazie alla potenza carismatica del Pokémon elettrico titolare. Nonostante una trama e interpreti "umani" abbastanza dimenticabili, ciò che colpisce di questo film è l'aver trasformato in realtà il sogno segreto di tanti fan dei pocket-monster, ma anche di aver fatto sedere fianco a fianco generazioni di appassionati di diverse fasce d'età. Che è esattamente questo ciò che dimostra quanto un franchise, nonostante qualche piccolo e perdonabile scivolone nel suo adattamento cinematografico, sia incredibilmente solido e capace di dialogare con tante generazioni diverse.

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06 Gamereactor Italia
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