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Call of Cthulhu

Call of Cthulhu

Un richiamo mancato.

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Da quando esiste, il genere horror nei videogiochi ha sempre trovato modi differenti per suscitare nei giocatori emozioni forti e paure nascoste. Dai più "facili" jump scares mutuati dal cinema di genere passando per atmosfere cupe e soffocanti, nei suoi oramai decennali anni di storia il videogioco ha sempre sperimentato nuove strade per indurre, in chi prova sulla pelle quell'esperienza, un senso di angoscia, di smarrimento, di terrore puro. Tra gli autori letterari da cui l'ambito videoludico ha sempre attinto con voracità, in quanto emblema di un'esperienza che tende a trascinarti in incubo anziché limitarsi a mostrarlo, vi è senza dubbio H.P. Lovecraft. Seppur sia sempre stato un punto di riferimento importante per chi aspira a lavorare su opere videoludiche intrise di atmosfere angoscianti, rendere pienamente omaggio ad uno dei più importanti esponenti del genere del secolo scorso è sempre stato molto complesso e difficilmente giochi ispirati ai suoi racconti sono riusciti in questo intento ambizioso. In quella che sembra un'epoca segnata da un rinnovato interesse nei confronti dello scrittore statunitense (non ultimo il recente Achtung! Cthulhu Tactics, che tuttavia propende per un genere completamente differente), Cyanide Studio tenta una strada più tradizionale con il suo Call of Cthulhu, il nuovo titolo horror che debutta quest'oggi su PC, PS4 e Xbox One. Ma la domanda è: riesce davvero a rendere omaggio all'autore o resta schiacciato in modo ineluttabile dal suo peso massiccio?

Call of Cthulhu segue le vicende di Edward Pierce, un veterano della Prima Guerra Mondiale divenuto investigatore privato. Alcol e sonniferi sono diventati i suoi più fedeli alleati, soprattutto ora che terribili ricordi dal primo conflitto e misteriosi incubi tendono a turbare il suo sonno, un aspetto che tuttavia si riflette negativamente sul suo lavoro. Dopo essere stato messo sotto pressione dalla sua agenzia, pena il ritiro della licenza, Edward decide di assumere il caso relativo alla prematura morte della famiglia Hawkins su un'isola chiamata Darkwater, non lontano dalla costa da Boston. Ingaggiato dal padre, uomo d'affari e celebre commerciante di opere d'arte, Pierce raggiunge così questa sinistra isola per indagare sul caso. Apprende che Sarah, suo marito Charles, e il loro figlio sono morti a seguito di un incendio accidentale sviluppatosi nella loro villa, ma il rapporto della polizia risulta particolarmente lacunoso e parla dello stato mentale di Sarah, che subito suscita non pochi sospetti nel detective. Che si nasconda qualcosa di più dietro questa morte all'apparenza fortuita?

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Non vi è dubbio che le basi narrative da cui parte Call of Cthulhu siano piuttosto solide, complice anche la presenza di ambientazioni oscure e particolarmente attraenti tipiche del genere. L'Isola di Darkwater sembra infatti vittima di uno strano sortilegio, avvolta da una nebbia verdognola che a suo modo profuma di morte, lasciando i suoi abitanti in una sorta di stato catatonico che inquieta tanto quanto affascina. È da qui che partono le nostre indagini e dove iniziamo ad apprendere le prime meccaniche del gioco. Iniziando a chiacchierare con i vari personaggi del luogo, scopriamo sin da subito l'importanza delle scelte dei dialoghi, questi ultimi connessi alla presenza di 5 (su 7) diverse abilità che affinano le nostre capacità di investigatore. Tali abilità, nello specifico, sono Fiuto, Investigazione, Forza, Psicologia, Eloquenza, che possono essere migliorate tramite appositi Punti Personaggio, a differenza delle altre due abilità (Medicina e Occultismo), che vengono migliorate tramite il recupero di manuali e segni occulti disseminati nel mondo di gioco. Se, infatti, il gioco appare all'inizio più simile ad un'avventura esplorativa, quasi virante al walking simulator, dove veniamo chiamati a raccogliere oggetti e indizi che ci permettono di risolvere alcuni piccoli puzzle e mettere insieme i vari pezzi della storia, il titolo di Cyanide tende a poco a poco ad assumere maggiormente i contorni del gioco di ruolo, in un modo molto simile a The Council ad esempio, a cui si sommano anche alcune avvincenti sezioni stealth.

Da un punto di vista del gameplay, non possiamo certamente dire che Call of Cthulhu manchi di varietà, tutt'altro, ma, ad eccezione delle sezioni stealth - che offrono davvero una marcia in più a tutta l'esperienza - ciò a cui ci troviamo di fronte è un gioco molto semplice, che non ci mette mai davvero alla prova. Con questo non intendiamo dire che avremmo preferito un tipo di esperienza à la Dark Souls in termini di difficoltà - anche perché avrebbe inevitabilmente spostato il focus dalla trama ad altri aspetti che qui non sono in alcun modo pregnanti - ma quanto meno una maggiore attenzione al gameplay, rendendo il tutto un po' più impegnativo, un aspetto che avrebbe sicuramente fatto la differenza, soprattutto nelle fasi avanzate del gioco.

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Il vero motore di Call of Cthulhu, ancor prima del suo protagonista - con cui ci è risultato davvero difficile empatizzare ed entrare in sintonia - è la sua atmosfera lugubre e irrespirabile. Complice anche i diversi luoghi angusti in cui lo stesso Pierce è costretto a calarsi o nascondersi per sfuggire ad occhi indiscreti o a presenze inquietanti, la struttura portante del gioco di Cyanide risiede esattamente qui, che è forse anche l'elemento più "lovecraftiano" che si respira all'interno del gioco. Il senso di inadeguatezza, mescolato ad una costante sensazione di oppressione, è l'aspetto più interessante e più fedele ai racconti di Lovecraft, e ciò che permette al titolo horror di Cyanide di restare in piedi per tutta la sua durata. L'atmosfera disturbante che funge da collante all'intera esperienza, che in qualche modo ci ha ricordato i bei tempi andati di Silent Hill (sigh!) ed esperienze angoscianti più simili a The Evil Within, è l'elemento che tende a salvare un gioco che, al netto di tutto questo, resta un prodotto un po' confuso negli intenti e nell'anima. Cosa vuole davvero essere Call of Cthulhu? Ciò che ne emerge, e un po' dispiace ammetterlo, è un mostro di Frankenstein che, per molti versi, non riesce a capire cosa vuole essere davvero. Il motivo non è tanto da rintracciare nella commistione di generi e meccaniche - non sarebbe la prima opera ibrida, dopo tutto, anzi - ma nell'incapacità degli stessi di coesistere alla perfezione e funzionare in modo organico.

A contribuire in negativo alla riuscita non esattamente soddisfacente di Call of Cthulhu c'è anche un comparto tecnico al limite delle forze. Mettiamo da parte per un secondo la grafica del gioco, che nonostante sia piuttosto grezza, non è il suo vero problema. All'inizio del gioco, quando veniamo ingaggiati per andare a Blackwater, c'è una mancanza di continuità molto evidente tra le cutscene e la parte in-game, un aspetto reso ancor più manifesto da difetti nel comparto audio. In un'epoca in cui vengono partoriti titoli come God of War, in cui l'intera esperienza di gioco sembra un lungo piano sequenza, questi problemi non sono più tollerabili. Ed è inutile appellarsi ad una discrepanza in termini di valori produttivi, perché questi errori non dipendono in alcun modo da una mancanza di fondi, ma principalmente da una mancanza di cura e attenzione al dettaglio.

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Ed è un peccato, perché basterebbe davvero molto poco per riuscire a fare la differenza e ritagliarsi un posto importante nel settore, anche se più piccoli, semplicemente prestando attenzione a queste mancanze. Lo stesso problema si è riproposto anche in fasi successive del gioco, annullando in parte quel senso di immersione che l'eccellente atmosfera agghiacciante del titolo è in grado di produrre. Questo, unito ad altri problemi piuttosto evidenti, a partire dalle animazioni legnose, lascia un senso di amarezza, in quanto lo studio aveva dalla sua parte tutte le cartucce a disposizione per fare un lavoro molto buono, anche se non perfetto, ma tale occasione è andata sprecata per un'evidente mancanza di attenzione a questo lato del gioco, che non è certamente secondario.

Riuscire a tenere il passo del materiale originale è una delle imprese più complesse per chiunque decida di provare a confrontarsi con i grandi di genere, ma spesso il solo coraggio non basta. Sebbene il nuovo titolo di Cyanide Studio abbia dalla sua parte un buon lavoro in termini di scrittura (ma non del suo protagonista) e atmosfere abbastanza sinistre, non riesce pienamente a raggiungere il suo obiettivo. È un prodotto con diversi problemi, troppi per un titolo che ambisce a misurarsi con un mostro sacro della letteratura di genere, dove anche le brillanti e cupe atmosfere, vera ancora di salvezza del gioco, sono costrette a soccombere in modo inesorabile. Call of Cthulhu poteva avere la stoffa del campione e sorprendere, ma ciò che resta è un'esperienza che non riesce mai a convincere, anche per le sue meccaniche confuse e sotto certi aspetti anche un po' datate, e dove i suoi ottimi presupposti si perdono in un limbo oscuro, impedendogli di emergere in un genere che, ad oggi, un po' arranca e non riesce più a trovare adeguatamente la sua dimensione.

Call of CthulhuCall of Cthulhu
06 Gamereactor Italia
6 / 10
+
Atmosfere adeguatamente inquietanti e pienamente coerenti con quelle lovecraftiane; Storia convincente e spaventosa quanto basta; Ambientazioni squisitamente claustrofobiche.
-
Grafica datata; Diversi problemi sul comparto tecnico (a partire dall'audio); Troppo guidato e mai davvero avvincente; Un protagonista dimenticabile.
overall score
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