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      Assassin's Creed III

      Bored in the USA

      Ci avevano fatto tante promesse. Le nostre aspettative erano salite alle stelle. Ma, quando Assassin's Creed III è giunto sulla nostra scrivania, qualcosa non è andato per il verso giusto.

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      Metto le mani avanti: Assassin's Creed III è un buon gioco. Non credo si possa parlare negativamente di un titolo che, nel bene e nel male, ha alle sue spalle un concept solidissimo. La serie Assassin's Creed, infatti, è uno dei capisaldi del catalogo Ubisoft, e questo aspetto è valido anche per questo terzo capitolo.

      Eppure, durante il nostro test, l'euforia iniziale nel trovarsi di fronte a questo terzo capitolo è stata lentamente sostituita da una certa delusione, alimentata da una crescente noia. Quando, poco prima di scrivere la recensione, le varie redazioni di Gamereactor si scambiarono un'opinione sul gioco in maniera informale, l'idea era comune: Assassin's Creed III non è il gioco che ci saremmo aspettati. Anzi, per molti versi è un vero sconforto.

      Ora, a una settimana di distanza dalla recensione, possiamo cercare di capire le ragioni di questa noia e conseguente delusione che hanno determinato un gioco diverso dalle nostre aspettative.

      Assassin's Creed III
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      Dove sono le novità?

      Lasciamo in disparte tutto il contorno e le sfumature, concentrandoci sul nucleo del gioco: il gameplay. Quali sono le novità del gameplay di Assassin's Creed III? Si può andare a cavallo, ci sono le armi da fuoco, le navi... ecco, mi sono già dovuto fermare a pensare per capire quali siano le altre novità.

      La verità è che una formula buona non può essere stravolta. Ma dopo tre iterazioni dello stesso gioco (Assassin's Creed II, Brotherhood e Revelations) nel terzo capitolo ci saremmo aspettati qualcosa di completamente nuovo a livello di gameplay, esattamente come avvenne nel passaggio tra il primo e il secondo gioco della serie. Le differenze tra Assassin's Creed II e Assassin's Creed III, invece, sono principalmente estetiche. Ma, anche in questo caso, c'è qualche problema.

      Assassin's Creed III
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      Boston non è Firenze

      A rischio di venire accusato da qualcuno di eccessivo amor patrio, credo che la stragrande maggioranza degli abitanti di questo pianeta sia d'accordo con la seguente affermazione: Firenze è meglio di Boston. O, perlomeno, la Firenze rinascimentale era un posto più vivo, caratteristico e affascinante della Boston del periodo rivoluzionario.

      Gli sviluppatori del gioco hanno fatto un ottimo lavoro di ricostruzione, basandosi sulle mappe dell'epoca. Ma il posto non è seducente: non ci sono veri e propri punti di riferimento nella città. Le case, le chiese le vie e le piazze sono tutte uguali tra loro. Non vi sono monumenti né punti sui quali ci sia una storia da raccontare (le informazioni rivelate dal menu sono sorprendentemente povere o poco interessanti). Nonostante la città sia più grande e più aperta della Firenze del secondo gioco della saga, la sensazione che si prova è opprimente, claustrofobica.

      Connor è uno stronzo

      Per provare empatia nei confronti di un personaggio, o per immedesimarsi nella sua vicenda, è necessario avere delle buone ragioni. Sarà che sono Italiano, ma in Assassin's Creed II il fatto che mi toccassero "ir mi babbo e ir mi fratello" era una ragione sufficiente per cercare vendetta. Inoltre, Ezio si presentava al mondo parlando de "la tu sorella" dell'antagonista Vieri. A chi non starebbe simpatico un nobiluomo fiorentino che fa a cazzotti dando della zoccola alla sorella del proprio nemico?

      Connor, invece, è meno efficace. È mezzo indiano, mezzo britannico, ma non si capisce bene da che parte stia. Dovrebbe incarnare la libertà, vero leitmotiv del gioco, ma in fin dei conti risulta poco interessante. Non mi addentrerò nella storia del personaggio al fine di non rovinare la trama, ma vi basti sapere che Connor, in sostanza, è antipatico, noioso e con una certa spocchia (per essere uno che viene dai boschi e scuoia gli orsi a mani nude).

      Assassin's Creed III

      I problemi tecnici

      Giocando ad Assassin's Creed III, si ha la sensazione che al gioco manchi quello che gli inglesi chiamano "polishing". Di norma, ogni videogame viene ultimato a qualche mese dall'uscita nei negozi. Tutti i mesi che separano il completamento dello sviluppo dalla fase Gold, momento in cui il gioco è pronto per la stampa, sono detti "periodo di polishing". Si tratta di un momento in cui gli sviluppatori smettono di aggiungere elementi e si dedicano alle rifiniture: come uno scultore, gli sviluppatori lasciano da parte gli scalpelli e passano alle limette, smussando ogni punto spigoloso della propria creazione.

      Ebbene, in Assassin's Creed III sembra proprio che il periodo di polishing sia stato saltato. O che sia durato troppo poco. Il gioco, in alcuni momenti, è grezzo, pieno di errori grossolani che non ci aspetteremmo in un franchise di questa caratura. Abbiamo notato problemi di sincronismo fonolabiale, di personaggi che si materializzano dal nulla, di texture che vengono applicate in ritardo, di armi che sprofondano nei tetti e nei pavimenti diventando inutilizzabili, di vestiti che penetrano nei muri su cui ci stiamo arrampicando. Senza contare qualche grossolano errore di traduzione: per quale ragione la parola "hang" - inteso come "appendi" - è stato tradotto con "impicca"? Si tratta di quel classico errore grossolano dovuto alla mancanza di attenzione: un qualunque responsabile della qualità si sarebbe accorto del problema entro la prima ora di gioco.

      Poiché ora sono caduti tutti gli embarghi, posso parlarvi delle settimane che hanno preceduto l'uscita di questo gioco. Come spesso avviene, chi si occupa della recensione riceve una copia del gioco con qualche settimana di anticipo rispetto all'uscita. Ebbene: le prime due versioni che ci hanno inviato partivano a fatica nella nostra Xbox 360 Debug. Una terza versione era risultata molto grezza, ma giocabile. Infine, abbiamo ricevuto la copia retail, che tuttavia ha richiesto una patch al day one. Questo, in qualche modo, dovrebbe darvi un'idea della situazione: il gioco in versione Gold non era ancora pronto. Conseguentemente, non lo era al momento dell'uscita del gioco nei negozi. E, a mio avviso, non è pronto nemmeno con la patch del day one.

      Assassin's Creed III

      Noia, noia, noia!

      Cosa ci resta, dunque, in Assassin's Creed III? Beh, come ho scritto, il gioco è noioso. La storia procede a rilento, è poco interessante, e le chiacchiere dei personaggi secondari sono un vero e proprio ciarlare. In molti casi ci si trova a prendere in mano il gioco dopo un weekend fuori città, senza ricordarsi minimamente in quale punto ci si trovi nella storia o cosa si debba fare e perché. Questo è il primo, chiaro sintomo di una sceneggiatura che funziona male.

      Come abbiamo scritto nella nostra recensione di Assassin's Creed III, il multiplayer salva capra e cavoli. Qui si trovano le più grandi novità di questo terzo capitolo, e il divertimento raggiunge vette elevatissime. Se consideriamo, inoltre, che questa serie è nata completamente spoglia del multiplayer, il risultato è ancora più notevole. Ma chi, come me, predilige l'aspetto single player del gioco, si troverà ad avere a che fare con i problemi descritti in questo articolo. Per dirla con i voti, Assassin's Creed III senza multiplayer sarebbe un gioco tra il 6 e il 7, dominato da una sensazione di "già visto", da una realizzazione tecnica problematica e da una storia poco incisiva. Il multiplayer, invece, si colloca vicino al voto perfetto.

      Nel complesso, si ha la sensazione che Ubisoft abbia commesso un grave errore nel rilasciare il gioco in questo momento. Non si tratta di un errore commerciale - i risultati di vendita confermeranno il successo - quanto piuttosto di un errore qualitativo. Da una serie di questa caratura ci aspettiamo il massimo e, pur avendone i mezzi, gli sviluppatori e i produttori non hanno raggiunto le vette promesse nei lunghi mesi precedenti l'uscita.

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